Quel che resta della democrazia. Lezione del Professor Simone

Dopo i professori Umberto Galimberti e Carlo Sini che hanno esplorato la possibilità per l’individuo di essere libero, ed esercitare la libertà consapevolmente, con il professor Raffaele Simone si passa a una analisi della libertà nella sua funzione pubblica e si parla di democrazia, anzi, di “Come la democrazia fallisce” che è il titolo di un suo saggio del 2015. E il professor Simone dice “la democrazia mi sembra un concetto fragile e acrobatico”.

La terza serata degli Incontri di Filosofia al Teatro Lirico di Magenta si apre con un ricordo a Umberto Eco recentemente scomparso; a formularlo è Daniela Parmigiani, Presidente dell’associazione culturale Urbanamente: “Umberto Eco è un esempio e un modello di uomo di cultura, distaccato dalle cose e insieme amante delle profondità, ironico fino a essere sarcastico, divertente ma mai fuori dalle righe, lucido e attento a non restare impigliato nella rete dei luoghi comuni, impossibile chiuderlo in una cornice che lo definisca. Possiamo dire che il rapporto di Umberto Eco con il mondo sia stato un esempio concreto di come si può mettere in atto la libertà? Forse sì, se interpretiamo la libertà nei termini in cui è stata discussa dai filosofi di queste lezioni a Magenta Cultura 2016, e cioè se la liberta è intesa come esercizio per accrescere la nostra comprensione delle cose: Umberto Eco libero nella parola, nel pensiero, nel rapporto con il linguaggio e il mondo”.

Poi è il professor Simone a incantare il pubblico. Disponibilissimo al dialogo con la platea, racconta, analizza e spiega la crisi della democrazia occidentale: oggi la democrazia sembra perdere inesorabilmente credito, mordente e prestigio e i cittadini reagiscono con risposte estreme, con l’apatia, la sfiducia, il crollo della partecipazione e l’assenteismo elettorale; anche con la nascita di movimenti e partiti che, se pur di segno diverso, sono unificati dal violento movente antipolitico e antidemocratico, sono un segno di protesta. Il professor Simone cita una sociologa, Dominique Schnapper, che sostiene che mai come ora, nella storia dell’umanità, le società democratiche sono state così libere, tolleranti, ricche. Proprio questa straordinaria evoluzione potrebbe però provocare una “corruzione” dei principi democratici, intesa come disfunzione di valori, con il rischio di leggi che rendono liberi di essere contro le leggi.

Dobbiamo quindi credere ancora nella democrazia? Quanto meno, sostiene il professor Simone, dobbiamo sapere che la democrazia come paradigma politico si basa su un “complicato, coraggioso e geniale sistema di finzioni, cioè di proposte inattuabili ma cariche di un incantamento irresistibile, proposizioni che chi sta al gioco democratico deve accettare. Alcune finzioni spinte all’estremo hanno però prodotto danni e demolizioni sconsiderate. “Ad esempio prendendo per vero l’ideale di uguaglianza si è finiti in irreparabili eccessi ed errori come l’erosione di qualunque idea di autorità; assumendo come vera che la democrazia è una fata generosa, si pretende dalla sfera pubblica una miriade di prestazioni a cui essa non può far fronte; e nel frattempo si sono formati nuovi poteri, indifferenti ai confini e alle sovranità statali, che prosperano all’ombra della democrazia, mentre ne svuotano il significato privando di potere gli stati sovrani”. Il capitalismo finanziario globale, i poteri finanziari planetari, diventati materialmente inafferrabili e incontrollabili, minano la democrazia occidentale.

Per dirla con Norberto Bobbio “la democrazia dovrebbe essere una casa di vetro” cioè luogo della massima trasparenza possibile; purtroppo i cittadini possono vedere solo quello che è concesso loro di vedere: “arcana imperii” impediscono la trasparenza. Del resto c’è una tendenza ineliminabile di ogni forma di potere (quella data ai rappresentanti) a sottrarsi allo sguardo dei dominati (i rappresentati) nascondendosi e nascondendo. Ma l’opacità del potere non è forse la negazione della democrazia…

La conclusione del professor Simone è “sospensiva con puntini” perché bisognerebbe poter recuperare fiducia negli eletti, nelle loro azioni, nel loro operato per godere della democrazia; ciò che è imprescindibile però, è il recupero dell’energia partecipativa dei cittadini, la possibilità di ridare loro una voce per mantenere viva la democrazia “ma io non so come ciò possa avvenire” conclude. Si tratterà di un aggiornamento della democrazia o di qualche cosa di drammaticamente diverso? Nessuno oggi è in grado di prevederlo.

 

Il professor Raffaele Simone si è laureato in filosofia a Roma nel 1966, ha perfezionato la sua formazione in Germania e in altri Paesi. E’ stato professore ordinario di Linguistica generale all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, coordinatore dei corsi di Dottorato di ricerca in Linguistica; professore ordinario di Linguistica generale presso l’Università degli studi Roma Tre; ora è in pensione da un anno. E’ membro ordinario o onorario di numerose società scientifiche italiane e straniere. Ha fondato e collabora con numerose riviste scientifiche in Italia, Spagna, Francia, Svizzera. Ha progettato e diretto opere lessicografiche originali: il Conciso Treccani, il Dizionario dei sinonimi e dei contrari Treccani, Il Treccani, l’Enciclopedia dell’italiano. Il professor Simone è un poliglotta di vasta esperienza, ha tenuto corsi, seminari dottorali e conferenze in numerose università e centri di ricerca in tutto il mondo. Ha pubblicato centinaia di lavori scientifici e saggi in varie lingue, e nel 2011 anche un romanzo.

Paola Mazzullo

L’articolo è stato pubblicato su Ordine e Libertà del 26 febbraio 2016, pag. 30