Un testimone dal terremoto

Terremoto Matelica opere d'arte

«Il terremoto ha colpito uomini e cose, ha chiuso palazzi e chiese, ha reso inagibili abitazioni e sfollato migliaia di persone…» la voce commossa e appassionata di Alessandro Delpriori, sindaco di Matelica e Docente di storia dell’Arte dell’università di Ascoli Piceno, descrive la situazione delle valli marchigiane in questi giorni in cui le scosse di assestamento continuano a far tremare la terra e provocare nuovi dissesti.

La cena conviviale del 29 novembre, organizzata dal Rotary Club di Abbiategrasso da Agostino Campari, è incentrata proprio sul racconto del patrimonio artistico imponente e straordinario

andato lesionato e distrutto durante il sisma e sul dramma delle popolazioni che vivono lo sradicamento da una terra che ha cambiato la sua geografia.

Marco Rognoni, presidente del club abbiatense, ha invitato Delpriori a raccontare l’arte nelle Marche prima e dopo il sisma, con le strategie di difesa e le valorizzazione possibili. Era presente anche il sindaco di Abbiategrasso Gigi Arrara.

Delpriori Matelica Abbiategrasso
Gigi Arrara, Alessandro Delpriori, Marco Rognoni

«Dobbiamo rimettere insieme i pezzi della nostra vita, rendere normali le giornate. Dal 26 al 30 ottobre quasi tutto il patrimonio culturale di un’area geografica vasta quasi due regioni è stato cancellato, se non per sempre, per moltissimo tempo; chiese demolite, palazzi storici sventrati, dipinti e sculture sepolti sotto le macerie. Perdere chiese e musei, monasteri e torri per l’Appennino, tra Umbria e Marche, significa perdere la propria identità. La grande storia è passata e vive in queste valli; San Benedetto, San Francesco San Nicola da Tolentino hanno vissuto qui, qui è nato uno dei padri della modernità, Enrico Mattei» racconta Delpriori mentre fa scorrere le diapositive di tesori massacrati dai calcinacci.

Proprio Matelica, patria di Mattei, è sede di un progetto pilota che cerca di salvare il salvabile, senza gettare la spugna difronte all’impressionante disastro.

«Per anni non si potranno ammirare i capolavori di questa zona; ma abbiamo pensato di non abbatterci e creare un progetto nuovo, una sorta di laboratorio, il Matelica Museo Aperto; un deposito attrezzato in cui riunire tutte le opere d’arte a rischio, in modo da renderle da subito ancora fruibili al pubblico. Una sorta di museo temporaneo, in pieno centro storico, che sia il senso di una città ancora viva, che attraverso la sua storia, potrà tornare forte».

Sono circa 10.000 gli abitanti di Matelica e il sindaco li ha definiti “uniti e dignitosi”; 1000 sono già stati sfollati ma vogliono tornare per riaprire le case, i negozi, affollare i bar, partecipare alle funzioni religiose nelle loro chiese.

Sono 280 mila le segnalazioni di danni di questo terremoto; 8 comuni sono stati cancellati dall’urlo della terra; a Matelica si contano quasi duemila oggetti tra dipinti, sculture e arredi che vanno messi in sicurezza con urgenza, nella speranza che non arrivino subito altre scosse forti a pregiudicare la tenuta statica degli immobili già fortemente lesionati.

Le linee guide proposte dal Governo chiedono di radunare tutti i beni artistici in depositi centralizzati, individuati dal Ministero, ma il sindaco Delpriori non è d’accordo e ha già trovato la quadra per tenere i tesori lì, dove sono stati pensati, realizzati e custoditi da sempre. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha già approvato la sua proposta: uno spazio di 2600 metri quadrati, in una nuova struttura antisismica, coibentata e già provvista di sistema di sorveglianza, nel seminterrato di un parcheggio comunale nel centro storico, dove radunare il patrimonio artistico. Nella struttura troverà posto anche un laboratorio di restauro e ci sarà spazio per accogliere anche opere dei paesi limitrofi, se necessario.

L’inaugurazione è prevista per gennaio 2017 e il Ministro Dario Franceschini ha promesso la sua partecipazione.

Per Matelica il Museo Aperto significa non perdere la propria identità culturale, portare un po’ di turismo e movimento per le attività commerciali e, non ultimo, salvare i pochi, ma essenziali, posti di lavoro delle persone oggi impiegate nella gestione degli spazi museali.

«Stiamo cercando il sostegno economico da parte di chi vuole condividere con noi questa missione, per salvare il nostro futuro. Ci siamo sentiti abbracciati da tutti, ma i problemi sono infiniti e portare avanti il progetto del Museo Aperto ha un costo che si aggira sui 200 mila euro…».

Le coordinate bancarie, per aiutare i matelicesi, sono IBAN IT63X0605568950000000008389; causale Matelica Museo Aperto

Perché vogliamo che continuino a sentirsi abbracciati. Da tutti noi.

 

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.it

L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 2 dicembre 2016, pag. 20