“La Marisa” ha custodito per 50 anni la Madonna delle Grazie

La chiamano la chiesa della Madonna delle Grazie e in tanti si sono fermati ad accendere una candela per veder esaudito un desiderio: è la chiesetta di Santa Maria della Rosa, adiacente al camposanto di Robecco sul Naviglio. Fu eretta probabilmente dopo la peste del 1630 e dedicata a San Sigismondo; era la chiesa del lazzaretto e vi portavano i malati.

Nel 1792, quando venne soppresso l’oratorio di Santa Maria delle Grazie presso il ponte sul Naviglio, l’altare e il dipinto che raffigura la Beata Vergine con in mano una rosa e in braccio il Bambino Gesù, vennero trasportati nella chiesetta del lazzaretto.

Divenne presto un luogo di culto di notevole portata, grazie al dipinto miracoloso: si invocava la Madonna nei periodi di guerra e epidemie e anche contro la siccità.

La chiesetta è stata anche la sede prediletta per la celebrazione dei riti funebri della comunità.

Ma chi ne era custode? La storia degli ultimi 100 anni ricorda Delfina e Clorinda. Poi sono subentrate un gruppo di amiche tra cui MariaLuisa Beretta, conosciuta come “la Marisa” insieme alla zia “l’Emilietta” e il marito Mario Garavaglia. Le amiche hanno abbandonato piano piano il compito, “l’Emilietta” e il Mario non ci sono più… è rimasta “la Marisa” aiutata dalla sorella Adelaide; ma “La Marisa” è nata nel 1935 e ora le risulta difficile tenere pulita e in ordine la piccola chiesa e garantirne l’apertura.

Era Marisa che, a piedi o in bicicletta Marisa, alle 6,30 del mattino, arrivava al cimitero e insieme al sacrestano “il Carmel” riordinava la chiesa per la messa delle 7, officiata da Don Virginio Poma. Poi i parroci sono cambiati e anche i tempi, ma la chiesa è sempre molto frequentata per la devozione a questa Madonna.

In 50 anni di generoso volontariato non ha mai mancato un giorno. «Sono stata lontana dalla Madonna delle Grazie solo nel 2015, quando mentre pulivo le vetrate sono caduta e mi sono rotta una spalla e procurata una brutta ferita in testa». Ma appena guarita ha ripreso il suo silenzioso servizio.

In tutti questi anni Marisa è stata testimone di tante vicende; racconta di una bimba che, inginocchiata davanti alla Madonna con nelle manine tre rose, chiedeva di avere una sorellina: «Anche un fratellino andrebbe bene, ma una sorellina sarebbe meglio». E la sorellina è arrivata.

Racconta del 1984 quando, spaccando una vetrata, sono entrati in chiesa i ladri e hanno portato via candelabri e croce. O di quando si ritrovavano a mezzanotte per recitare il rosario per l’Annunziazione.

Marisa non dimentica mai i fiori per la Madonna:«Mi piace portare le rose, ma sono un po’ care… alla Madonna però piacciono tutti i fiori».

Quando la chiesa rimane chiusa si vede ancora qualche fedele pregare con un piede sul primo gradino e la mano aggrappata alla maniglia; la voce popolare dice che anche così si può ottenere la grazia o la consolazione al proprio dolore.

Marisa ha ceduto il posto a un gruppo di volontari che, da settembre 2016, si alternano per pulire, aprire e chiudere la chiesetta della Madonna delle Grazie, rispettando gli orari del cimitero.

Ma il riferimento, per chi vuol entrare a pregare nella piccola chiesa, è ancora lei, “la Marisa”, e in tanti le chiedono ancora di accendere un cero alla Madonna per ricevere una grazia.

Si merita un grazie da tutta la comunità. Con il cuore.

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.it

Pubblicato su Ordine e Libertà il 10 marzo 2017, pag. 20