Maddalena Rocco e la sua arte antica

«Se riesco a concretizzare le mie idee in un oggetto, questo oggetto parlerà di me. Dentro di lui ci saranno il mio pensiero, la mia emozione, il mio sentire il mondo. Lascerò il mio segno» racconta con voce pacata e serena Maddalena Rocco. Per lei creare è l’inizio di un dialogo; prima interiore, con la parte profonda di se stessi, poi scambio tra due persone, tra chi realizza l’oggetto, svelando il proprio bisogno di raccontare, e chi scegliendolo ne raccoglie la storia. E’ nata a Pavia nel 1957 ma dal ’92 risiede ad Abbiategrasso. E nella sua “bottega” studia, lavora, sogna e realizza le sue creature: i suoi gioielli.

Diplomata nel 1975 al liceo artistico, ha proseguito i corsi di pittura all’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano; il percorso è stato determinante per la sua visione pittorica nel concepire i gioielli.

L’incontro con la sua grande passione, l’arte dell’incisione, è degli anni ’80 quando conosce il professor Rino Zanutting, maestro di bulino, alla scuola orafa di Milano. Nell’arte del cesello sono invece le mani del professor Casbelli a guidarla.

E la passione e la voglia di esprimere il suo sentire crescono nel tempo, come un seme custodito gelosamente; Maddalena, pur continuando a insegnare e a collaborare con artisti e aziende diverse, apre un laboratorio e poi un negozio; dà inizio a sue linee di gioielli in cui l’incisione diventa l’elemento pregnante e estende la produzione ai mercati degli Stati Uniti e al lontano Oriente. Tra gli altri collabora, come incisore, con Gianmaria Buccellati e poi con Mario Buccellati (quello di via Montenapoleone a Milano).

L’incisione a bulino è un’arte antica, lenta, meditativa; dà il tempo a Maddalena Rocco di far emergere pensieri e emozioni che migrano nei solchi tracciati sulla superficie dei metalli; si lascia trasportare e coinvolgere dai miti, come in un sogno sospeso. E i gioielli rubano i nomi evocativi di Hypnos, Helios, Zefiro, Nyx... Ogni divinità corrisponde a una linea con elementi ricorrenti, in una sorta di rito propiziatorio.

«Attraverso la sua forma, il suo valore estetico e il suo contenuto simbolico il gioiello mette l’artista in comunicazione con il mondo. Nasce prima in un disegno, che è narrazione di riflessioni sulla vita e sui suoi misteri, sui sogni e sui miti. Poi dal disegno si passa all’incisione per far emergere, con l’uso del bulino, segni sfumati e chiaroscuri tenui, forme fortuite, come se fossero dei piccoli “frame” enigmatici» racconta ancora Maddalena Rocco.

Nelle forme e nei materiali ogni scelta è pensata, nulla è lasciato al caso. L’intento è quello di dare al gioiello lo spessore che merita, caricandolo di senso. «Il corpo di chi sceglie un mio gioiello porterà in giro per il mondo il disegno della mia anima. Chi lo indossa si fa veicolo di una parte di me. L’incisione a bulino è una tecnica precisa che mi permette di trasferire con lentezza e delicatezza il mio mondo». A Maddalena interessa il mondo del sogno; un mondo estremamente libero dalle briglie del reale.

Spesso nasconde l’incisione sul retro degli oggetti che crea, affinché solo chi li indossa abbia la consapevolezza di questa preziosità.

Tra i lavori eseguiti che ama citare c’è la modellazione del calice, disegnato dallo sculture Angelo Grilli e donato a Papa Giovanni Paolo II dalla città di Pavia, che ora si trova nei Musei Vaticani. La realizzazione, per lo scultore Guido Lodigiani, di anello, croce e pastorale per i vescovi di Lugano e Casale Monferrato (gli oggetti di questo vescovo sono conservati ora nel museo della cattedrale della città) e della ferula per la cattedrale di Ascona in Svizzera.

Ha immaginato e cesellato anche un gioiello ispirato alla figura della strega, partecipando a un congresso antropologico sulle streghe, con la presentazione del libro “Le tre bocche del drago” a Triora, un paese medioevale sulle Alpi Marittime (Ho visitato quest’estate il museo delle streghe proprio a Triora, ndr.).

Negli anni ha tenuto corsi di disegno del gioiello e seminari di micro modellazione per licei, per scuole di specializzazione, per l’Accademia di Brera.

Non si contano più gli eventi, i seminari e le conferenze ai quali ha partecipato, le pubblicazioni che parlano di lei, le mostre e i musei dove espone i suoi gioielli; in Italia e nel mondo.

Ma veniamo a oggi. E’ appena terminato il lavoro per l’incisione di quattro orologi, pezzi unici, dedicata a Giuseppe Verdi e ai suoi capolavori. Questi quattro gioielli di alta orologeria, firmati Dolce & Gabbana, hanno preso i nomi di altrettante opere del Cigno di Busseto: Otello, Macbeth, Don Carlo, Nabucco.

«Seguo questo nuovo progetto di alta orologeria di Dolce & Gabbana dal 2016. L’investimento in mano d’opera, sia nel movimento degli orologi sia nelle casse e di ogni parte di questi, è davvero notevole. Ogni particolare è curato al dettaglio secondo l’ispirazione dell’Orologeria Antica». E come per l’orologeria antica, ha inciso e impreziosito anche punti nascosti alla vista. Perché sia il cuore, e non l’occhio di chi guarda, ad avere la consapevolezza della bellezza.

«Gli incisori a bulino stanno scomparendo; è un’arte misconosciuta e implica una tecnica che si apprende a bottega, con pazienza e perseveranza. Ma la vita dell’artigiano è dura, non è semplice rimanere a galla, bisogna avere davvero una grande abnegazione ma anche sapersi lanciare nella sperimentazione. Bisogna fare esperienza con il corpo, con le mani, con l’anima».

Paola Mazzullo