Bello, educato e giovanissimo, il maratoneta del nuoto in acque libere, Federico Battaglia.
Tecnicamente dovremmo definirlo un fondista, perché il nuoto in acque libere, cioè fiumi, laghi e mari è suddiviso in quattro categorie: nuoto di mezzo fondo (fino a 5 km), nuoto di fondo (fino a 15 km), nuoto di gran fondo (fino a 25 km) e maratona (oltre 25 km), e per adesso Federico non ha ancora gareggiato su distanze così lunghe, ma si sta preparando a farlo.
E’ nato ad Abbiategrasso il 2 dicembre del 2001; ha iniziati a nuotare a 6 anni, ma solo perché lo ha costretto il papà Fabio, che racconta: “E’ fondamentale imparare a nuotare per non trovarsi in difficoltà nella vita quando capita di essere vicino all’acqua” e lo dice da esperto visto che è responsabile del servizio soccorso alla Rescue Team di Vigevano che opera su tutto il territorio nazionale, organizzando corsi di formazione per bagnini di salvataggio e fornendo servizi di assistenza e soccorso durante eventi in campo acquatico.
Federico ha sempre amato l’acqua ma… per giocare, come tutti i bambini; entrare in piscina per nuotare era uno sforzo noioso e poco gratificante:” Facevo spesso capricci perché mi annoiavo, e non appena ho imparato a nuotare bene, soddisfacendo le richieste di papà, ho abbandonato questo sport in favore del calcio!”. Ma la strada sembrava già segnata per Federico e, complice la sorella Camilla, che lavorava in piscina e lo faceva entrare a giocare, si è riavvicinato al nuoto… in prima media era già in una squadra agonistica.
Oggi continua a non amare gli allenamenti, che trova stressanti, ma: “Gareggiare mi piace molto, mi da soddisfazione, mi carica di adrenalina: mi diverto!“.
In piscina ha conosciuto Enrico Spelta, un istruttore diventato simbolo e riferimento; ma è Marco Barera che lo stimola, lo carica, lo segue negli allenamenti quotidiani: “Pretende tantissimo da noi ragazzi, ma ci ha insegnato come stare davvero in acqua, con costanza e caparbietà, anche quando siamo stanchi o stufi”.
“Ogni tanto ho ancora qualche crisi, racconta Federico, perché gli allenamenti occupano una parte importante del mio tempo libero, e due ore al giorno per 4 giorni a settimana sono un bell’impegno, considerando anche che c’è lo studio per la scuola… vorrei avere più spazio per i miei amici, la fidanzata, le vacanze…”
Frequenta lo scientifico all’Alessandrini di Abbiategrasso e per il suo futuro pensa all’ Accademia militare per entrare nell’Arma dei Carabinieri oppure nei Vigili del Fuoco: “Ma non abbandonerò mai il nuoto; mi piacerebbe diventare bagnino di salvataggio e, almeno nel tempo libero, seguire le orme di papà”.
Anche se nuotare in acque libere presenta molte variabili, come l’acqua fredda, o scura, il mare agitato, che possono talvolta mettere in difficoltà, Federico preferisce di gran lunga nuotare all’aperto che non tra le corsie di una piscina.
La sua prima esperienza in acque libere è stata la Gran Fondo del Naviglio, l’ha nuotata nel 2014; 3 chilometri da Corsico alla Canottieri Milano: “Ero in acqua con un amico, abbiamo voluto sperimentare una nuotata in acque libere, ma con tranquillità, senza l’affanno della gara“. Nel 2015 invece ha gareggiato davvero, dalla Canottieri Milano alla Darsena, tanto che questa volta i tre chilometri li ha percorsi in 26 minuti, stabilendo il record della competizione su quella distanza.
Nell’ottobre 2015 ha nuotato la Swim the Island, 1800 metri sotto costa, nello scenario dell’area marina protetta di Bergeggi, in provincia di Savona: “Quella volta c’erano 2150 partecipanti in totale, di cui 600 sul mio stesso percorso; mi sono piazzato 17° assoluto e terzo nella mia categoria”.
L’evento ha luogo in un parco marino protetto di assoluta spettacolarità ricco di flora e fauna con un fondale tra i più apprezzati nel Mediterraneo e le rocce circostanti formano delle “tribune naturali” che permettono al pubblico di assistere da molto vicino all’intero percorso.
La Back to Back, da Ancona Passetto a Sirolo Porticciolo, nella riviera del Conero, è la gara che ha trovato più scenografica; è una staffetta da 15 chilometri con 3 nuotatori per ogni squadra; “Si chiama ecostorica del Conero perché nasce da vecchi approdi in un tratto di mare già navigato sin dal IX sec. a.C. da Greci, Siculi, Siracusani e Celti.
Si parte all’alba dal Passetto e, appena spunta il sole dalle acque turchesi del Conero, iniziano le prime bracciate dei concorrenti, si nuota sotto costa fino ad approdare alla Grotta Urbani di Sirolo; si passa dagli Scogli Lunghi e gli Scogli del Cavallo che proteggono dal mare le tipiche Grotte dei pescatori, chiamati grottaroli, che con le loro imbarcazioni a remi vigilano sui partecipanti. Ma anche la preparazione è bellissima… si scende in spiaggia che è ancora buio e si fa colazione alla luce di una torcia”.
La ecostorica del Conero fa parte del circuito Gran Fondo Italia; Federico l’ha nuotata il 28 agosto, per gli ultimi 4 km, arrivando alla grotta in 42 minuti.
Quest’anno ha sperimentato, tra le tante gare, anche i 14 km nella Gran Fondo del Naviglio, a Settembre: “E’ stata tosta –racconta- ero distrutto, ho avuto anche un pesante calo di zuccheri alla fine, ma poi mi sono ripreso bene e alla sera sono uscito a festeggiare con gli amici”.
La stagione del nuoto in acque libere, l’ha chiusa l’8 ottobre in Sardegna, con l’ultima gara del circuito sardo: “Una gara davvero impegnativa, molto competitiva… sono arrivato terzo su 150”. E pensare che, ancora per un mese circa, ha solo 14 anni!
In inverno continuerà a gareggiare, ma in piscina; sono gare di velocità e racconta di come siano diversi gli stili e gli allenamenti per gareggiare nelle due specialità: “Il fondista scivola di più sull’acqua e si fa tirare dalle bracciate, le gambe battono con meno potenza e si respira a ogni bracciata; per il velocista, invece, la potenza è ugualmente ripartita tra braccia e gambe, affrontando l’acqua con forza; ci si allena su distanze brevi, si respira ogni 3/4 bracciate”.
I risultati sono ottimi anche sulla velocità e questo rende Federico un po’ speciale, è infatti abbastanza raro che i nuotatori riescano a fare bene in entrambe le discipline.
Poi ringrazia per l’intervista, saluta e pedala via in bicicletta: gli amici lo aspettano.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 18 novembre 2016, pag. 23