“I pochi, a cui tanti dovranno dire grazie”

«Cosa può dare futuro al nostro passato di agricoltori e allevatori?» con queste parole ha esordito Mario Comincini, storico e scrittore abbiatense, all’incontro pubblico tenutosi, domenica 19 marzo, al Castello Visconteo di Abbiategrasso, nell’ambito della terza edizione del festival delle birre artigianali “BirrinBià“.

Il titolo del convegno era “L’agricoltura nel nostro territorio: dal passato al presente, guardando al futuro“. Dopo i saluti del sindaco Gigi Arrara e l’interessante introduzione storica di Comincini, con riferimenti alla presenza millenaria della vite nei territori del Magentino e Abbiatense, della produzione casearia e della birra, la tavola rotonda è proseguita con il racconto di agricoltori e allevatori su come le esigenze del mercato e dei consumatori sono cambiate, come ci si può adeguare a queste richieste o come, al contrario, cercare di ripensare tutta la filiera, praticando una agricoltura legata ai saperi del passato ma supportata da tecnologie, mezzi e conoscenze moderne.

Se per i piccoli imprenditori, contrariamente alle multinazionali, è difficile investire nel settore perché «non giriamo grandi capitali ma solo tante e tante ore di lavoro duro, senza ferie o sabato e domenica» la sfida che viene lanciata è quella di ripensare la rete di collaborazioni in modo trasversale; non solo produttori di latte o di cereali che si consorziano per settore ma una filiera che riunisca campi diversi: agricoltura, allevamento, trasformazione, passando per l’ingegneristica e la meccanica per lo studio di nuove macchine agricole e dalla tanto in voga cucina.

Suggerimenti emersi e condivisi? Studiare nuovi macchinari, per aiutare il lavoro nei campi, (Marco Cuneo racconta di aver dovuto importare macchine agricole dalla Germania perché introvabili in Italia); multifunzionalità interna a ciascuna azienda (come fanno Filippo Ghidoni, Gabriele Corti e Massimo Garavaglia), ricerca di collaborazione diretta tra consumatori e piccoli produttori locali sfuggendo al neo latifondismo di ritorno.

«Indietro non si può tornare, noi agricoltori abbiamo sempre guardato avanti e allora anche oggi dobbiamo trovare strade diverse per farlo» sostengono tutti i partecipanti all’incontro: Francesco Foi della Cascina Fontanone Remondata, Marco Cuneo della Gambarina, Filippo Ghidoni della Morosina, Massimo Garavaglia di I Pep lung, Gabriele Corti della Caremma, Antonio Cairati della Nuova Castelli Cairati.

Enzo Locatelli, segretario della Coldiretti abbiatense, sottolinea che la passione è importante, che le esperienze raccontate sono interessantissime, che è necessario avere soddisfazioni economiche dal proprio lavoro e che purtroppo la «politica è ancora un po’ ignorante su queste questioni, dovrebbe invece saper valorizzare meglio prodotti e zone di produzione».

Chiude l’incontro Enrica Galeazzi, che con il comitato composto da Marina Baietta, Filippo Ghidoni, Marco Scotti e Adolfo Lazzaroni, ha organizzato la tavola rotonda e la manifestazione. E se Mario Comincini ci ha raccontato che il poeta milanese Carlo Porta, nel 1810, parlava dei vini del nostro territorio per “Brindes de Meneghin a l’ostaria per l’entrada a Milan de Sova Maistaa Franzesch Primm in compagnia de sova miee l’Imperatriz Maria Luvisa“, nei sotterranei del castello si è brindato con la birra, prodotta localmente, dei 10 birrifici presenti: La Morosina, Beer in, Il Conte Gelo, del Parco, Legnano, Feudi di Bobbio, Legnone, Hordeum, Jeb e Cannabeer accompagnate dal panino del “magut” con mortadella e gorgonzola

Forse è azzardato citare Winston Churchill, che usò queste parole durante la tragedia della seconda grande guerra, ma vale la pena di ricordare che i pionieri della nuova cultura dell’allevamento non intensivo e di una agricoltura bio, rispettosa delle biodiversità ambientali e zonali, saranno quei pochi a cui in tanti dovranno dire grazie.

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.it

Pubblicato il 24 marzo 2017 su Ordine e Libertà, pag. 22