Fragilità e dipendenze

Confcommercio

“Esistono tanti modi per aiutare le persone a superare le proprie dipendenze; una delle più efficaci è la prevenzione. Il “proibizionismo” è soltanto un palliativo”. Esordisce così Brunella Agnelli, dell’Associazione Territoriale di Abbiategrasso presso Confcommercio Milano, nella sua risposta alla domanda su cosa ne pensa dei nuovi provvedimenti varati dalla giunta abbiatense per controllare il gioco compulsivo alle slot machine. “Il provvedimento non mi sembra particolarmente efficace, anche perché colpisce solo un numero limitato di esercizi commerciali (meno di 10) sui 33 che hanno installato le macchinette per giocare. Inoltre il gioco d’azzardo non può essere considerato solo quello alle slot: esistono i gratta e vinci, le scommesse, il bingo. Limitarsi a prendere in considerazione un solo aspetto del problema è riduttivo”. Senza contare che il provvedimento sposta solo il problema: non si aiutano i giocatori a smettere, si penalizzano gli esercizi commerciali che per non pagare un’enormità di tasse, non potendo dismettere i giochi elettronici legati a contratti che devono arrivare a scadenza, rinunceranno ad occupare il suolo pubblico con i tavolini così graditi al pubblico durante i mesi estivi, e che rendono la città piacevolmente vivibile.

Questo succede perchè la delibera nr. 71 del consiglio comunale, che ha per oggetto oggetto “misure di contrasto al gioco d’azzardo – modifica regolamento COSAP”, tramite la leva fiscale intende disincentivare la disponibilità nei pubblici esercizi dei giochi elettronici per il gioco d’azzardo, disponendo la non applicazione delle riduzioni tariffarie previste dall’art. 16 per tutti quegli esercizi commerciali che detengano apparecchiature di gioco elettronico all’interno dei propri locali. Per Brunella Agnelli, però, ci sono altre vie, forse più lunghe da perseguire ma che potrebbero dare risultati migliori. Per esempio Abbiategrasso fa parte di una cordata di 15 comuni e di associazione del terzo settore, di cui Rosate è capofila, che hanno partecipato al bando di Regione Lombardia per lo sviluppo e il consolidamento di azioni di prevenzione e contrasto alle forme di dipendenza del gioco d’azzardo lecito.

Grazie a questo progetto dal titolo “Comunità in gioco” sono stati organizzati incontri –purtroppo non sempre partecipati- volti a informare e sensibilizzare cittadini ed esperti del settore. Perché non dare seguito a tutte le iniziative pensate durante questi incontri come campagne di sensibilizzazione, formazione, mappatura del fenomeno e azioni “no-slot”? Ma anche interventi di prevenzione, presa in carico dei giocatori patologici e supporto ai loro famigliari presso le unità operative, promozione di gruppi di auto-mutuo-aiuto per giocatori e loro famigliari, progetti di animazione-attivazione delle comunità…

“A Bergamo per esempio –dice ancora Brunella Agnelli- hanno introdotto un limite di orario per i giochi d’azzardo, riferendosi ai gratta e vinci, puntate e slot. E’ stato tollerato il Bingo perché ha prevalso l’aspetto di socializzazione rispetto a quello di gioco d’azzardo. Forse si sarebbe potuto pensare anche a provvedimenti analoghi”.

Purtroppo il settore del gioco d’azzardo sembra lievitare: parrebbe essere considerata ormai la terza industria del Paese con oltre 80 miliardi di euro di introito e le vittime sono in continua crescita. Di fronte a questa criticità, l’impegno non può che essere trasversale con incontri, riflessioni, formazione, mobilitazione per conoscere meglio ed evitare i rischi del gioco d’azzardo.

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.it

L’articolo è stato pubblicato su Ordine e Libertà del 10 giugno 2016, pag. 5