OIDA … tempo perfetto del verbo greco orao

Martina Corbetta, Emanuele Locatelli, Olga Maerna, Alberto Massari, Giulia Aurora Radice e Marco Villari sono sei ragazzi di 21 anni, che frequentano facoltà universitarie diverse, con in comune la curiosità e l’esigenza di discorrere di letteratura, filosofia, scienza, storia, attualità in modo più approfondito e meno sporadico di quanto non si faccia di solito. E che hanno iniziato a farlo, creando il progetto Oida-lo sguardo che conosce.

“Oida” è il tempo perfetto del verbo greco “orao” che significa “io vedo”.

Il tempo perfetto esprime, nel presente, il risultato di una azione avvenuta nel passato; “oida” quindi significa “io so perchè ho visto“: l’azione di vedere nel passato produce il risultato presente del sapere.

«Ci siamo accorti che dialogare e andare a fondo nelle questioni, oltrepassando la superficie, è estremamente stimolante. Vorremmo estendere questa buona abitudine anche ad altri giovani che, per un motivo o per l’altro, non hanno occasione di praticarla molto spesso» dicono i ragazzi di Oida.

E’ nato così il ciclo di quattro incontri-dialogo, con il patrocinio del Comune di Magenta, che si tengono nella ex sala consigliare, in piazza Formenti.

Questi giovani sono legati all’associazione culturale UrbanaMente, e intendono confrontarsi sul tema “Guardare e vedere“, per arrivare già “scaldati” sul tema affrontato dalla stagione di Filosofia 2017 di Magenta Cultura.

«Un brutto stereotipo è che parlare in modo serio di argomenti seri sia da vecchi- dicono i ragazzi- quello che pensiamo noi, è che una mente vecchia è una mente che non si pone domande e non tenta di rispondere. Vogliamo confrontarci, riflettere cercando risposte, senza la pretesa assolutistica di trovarle».

Il primo appuntamento, quello del 25 ottobre, dal titolo “Socialcrazia: guardatemi!” si concentrava sui social network, che da una decina d’anni sono diventati parte integrante della realtà individuale e sociale di milioni di persone in tutto il mondo.

«Forse ciò che è diventato quotidianità, abitudine quasi scontata, si porta dietro aspetti ancora poco chiari. Quali sono le esigenze umane profonde alle quali rispondono i social?» si chiedono i ragazzi Oida, e proseguono riconoscendo che: «Il nostro punto di vista è quello di nativi digitali, il che rende difficile instaurare paragoni; è per questo che abbiamo ritenuto utile adottare anche la prospettiva di chi è nato fuori da questo sistema pervasivo. Abbiamo scelto di partire dalle riflessioni di Umberto Galimberti, per indagare come districarsi nel mare magnum del web“.

La disponibilità immediata di informazioni è, di fatto, un fattore positivo, ma si trasforma in una trappola quando i fruitori non sono in grado di capire cosa è meritevole di attenzione e cosa non lo è. Si tratta quindi di sviluppare quella fondamentale capacità di analisi e sintesi che consente di interpretare i dati a cui si accede, per non subire la realtà passivamente.

«Sui social, l’importante non è avere qualcosa da dire, ma dire qualcosa, su tutto e il più velocemente possibile. In questa corsa a chi commenta di più e per primo, è chiaro che la riflessione non trova più spazio» osservano gli Oida. Quali suggerimenti impliciti si possono trarre da queste osservazioni? Come instaurare una relazione, se non proficua, almeno non lesiva, con il mondo dei social? Le soluzioni emerse dal confronto fra i giovani non sono diverse da quelle valide in ogni altro ambito dell’esperienza quotidiana e loro le hanno sintetizzate con tre idee trasversali: «Moltiplicazione dei punti di vista, elaborazione delle idee e umanizzazione», sottolineando che ad accomunare questi processi sono la lentezza, la pazienza, la necessità di prendersi del tempo.

Il secondo incontro, lunedì 7 novembre alle ore 21, verterà su “Pornocrazia: tra desiderio, ipocrisia e censura“. Seguiranno “Infocrazia: oltre la notizia” il 21 novembre alle 21 e “Cultura come visione” martedì 13 dicembre alle ore 17,30.

A incorniciare la sala dove avvengono i dibattiti, una mostra fotografica dal titolo “Storie”. Il fotografo cantastorie é Stefano Marzo; Chiara Borgonovo la curatrice dell’allestimento che invita a: «Aprirsi alla curiositas che alberga nell’animo di ciascun viaggiatore, che abbandonati pregiudizi e prudenza desidera aprirsi agli incontri con la vita e con gli altri, con fiducia e sincerità».

Peccato non avere l’età giusta per poter partecipare a queste stimolanti conversazioni tra giovani; sarebbe davvero utile, per tutti, almeno ascoltare cosa hanno da pensare e da dire i ragazzi su questi attualissimi argomenti.

 

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.

 

L’articolo è stato pubblicato su Ordine e Libertà del 4 novembre 2016, pag 25