Per continuare a studiare… non c’è solo l’università

«Perché proseguire gli studi?» ha chiesto il dirigente scolastico, Maria Grazia Pisoni, ai suoi studenti dell’I.I.S. Luigi Einaudi e Ipsia di Magenta. E ha organizzato delle lezioni per stimolare i ragazzi a individuare una linea di condotta per il futuro, per prepararsi ad abitare il mondo senza subirlo da “neet”, imparando prima di tutto a conoscere se stessi, le proprie attitudini. Per trasformare i propri desideri in un destino.

Troppi studenti, già in uscita dal triennio della secondaria di primo grado, lasciano la scuola, arrendendosi mentalmente, incapaci di scegliere il proprio futuro; aiutare chi si appresta a terminare il secondo ciclo di istruzione, a valutare tutte, o quantomeno molte, delle scelte possibili sta a cuore alla preside Pisoni, che si è occupata di un percorso di orientamento globale.

Nelle lezioni ha parlato delle carriere di studio universitario e formazione superiore ma anche dei siti internet, come Europalavoro o Afol Ovest Milano/Eurolavoro, dove è possibile indagare le possibilità professionali e le opportunità lavorative, e come mettersi alla prova accedendo a questionari autovalutativi, stage aziendali, summer school.

Venerdì 23 febbraio, sono stati anche invitati nella sede dell’Einaudi, atenei milanesi pubblici e privati, la Liuc e le Università di Pavia e Genova, e altrettante scuole di formazione superiore come la Scuola del Fumetto, o della Moda, la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), per presentare le loro offerte formative. «Abbiamo stimolato i ragazzi a riflettere, mettendoli di fronte a tante possibilità; proseguire gli studi non vuol dire solo scegliere l’università… ci sono istituzioni che si occupano dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM), le Scuole superiori per Mediatori Linguistici, la Formazione Tecnica Superiore (ITS e IFTS)».

«Abbiamo pensato di non limitarci a fornire ai ragazzi un catalogo degli Open Day frequentabili (ogni studente ha l’opportunità di iscriversi a 3 di queste giornate) invitando, invece, i rappresentanti degli atenei nella nostra scuola, per far capire ai nostri studenti che è un progetto pensato proprio per loro. Si sono sentiti liberi di fare domande, chiedere consigli, valutare tante opzioni e i pro e i contri del proseguimento degli studi anche fuori sede». L’iniziativa, solitamente destinata alle classi quinte, quest’anno è stata aperta anche agli studenti delle quarte.

Le valutazioni hanno bisogno di tempo, devono maturare con consapevolezza, lontano dalla paralisi provocata della paura di sbagliare scelta, al riparo dall’ansia suscitata dalla fretta, senza ricorrere al copione rassicurante del posto fisso o all’emulazione del percorso di qualcun altro. Il futuro si apre davvero quando sboccia nel cuore.

 

Paola Mazzullo

NEET è l’acronimo inglese di “not (engaged) in education, employment or training”; indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione. Il termine è stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit, del governo del Regno Unito. In Italia, l’utilizzo di “neet” come indicatore statistico, si riferisce alla fascia anagrafica compresa tra i 15 e i 29 anni. In alcuni usi viene ampliato per i giovani fino a 35 anni, se ancora coabitanti con i genitori. Se ne contano più di due milioni.