Dalla deportazione alla speranza

 

 

«All’angoscia del cosa posso fare io affinché tutto questo (l’infamia dei campi di concentramento, ndr.) non si ripeta mai più, subentra il desiderio di conoscere e narrare la storia di ciascuna delle vittime, di aggrapparsi alla parola come unico scongiuro contro l’oblio, di dare nome e voce alle vicende gloriose o insignificanti dei nostri genitori, dei nostri amici…» così ci insegna lo scrittore Luis Sepulvéda ne “Le rose di Atacama”. Ed è quello che hanno fatto e continuano a fare i membri dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: conoscere e narrare.

La sezione magentina “Anselmo Arioli” di ANPI ha avviato nel 2014, con l’amministrazione comunale di Magenta e il Comitato Promotore per la Salvaguardia della Memoria di Sciesopoli Ebraica di Selvino, una ricerca sulla storia che unisce Magenta a Selvino; il materiale raccolto ha dato vita nel tempo a vari eventi. Quest’anno, dal 21 al 26 marzo, è stata allestita in Casa Giacobbe, la mostra “Fossoli. La deportazione dall’Italia”.

«La mostra è stata concepita per raccontare ai giovani la tragedia della Shoah unita alla speranza – dice Elisabetta Bozzi, del direttivo Anpi- per sottolineare che nonostante tutti gli orrori la vita è possibile, la rinascita è possibile. Ecco perché si parla anche di quegli 800 bambini salvati che hanno potuto ricominciare a vivere, a studiare, a giocare».

Nella mostra, che è stata visitata dalle scolaresche, si parla della storia di eroi per lo più sconosciuti, che con gesti di coraggio hanno cercato di spezzare il buio della violenza, dell’abuso e dell’indifferenza per portare una scintilla di luce, di serenità, di vita.

Nel dopoguerra, dal 1945 al 1948, su tutto il territorio nazionale, ci fu una grande operazione di accoglienza e soccorso agli ebrei europei sopravvissuti alla Shoah; in molti furono aiutati a emigrare, anche clandestinamente. Alcuni dei campi che accolsero i profughi erano gestiti dalle organizzazioni ebraiche e dai partigiani del Cln. Nel territorio tra Boffalora Ticino e Magenta, in località Madonnina, nella proprietà di Villa Peretti, venne allestito un campo dell’Aliyah Beth, l’organizzazione clandestina dell’emigrazione degli ebrei verso la Palestina. A Selvino, nella colonia di Sciesopoli, furono accolti e salvati principalmente i bambini, orfani provenienti dai campi di sterminio; Selvino e Magentino erano collegati fra loro e alcuni giovani ospiti fecero la spola fra le due strutture.

Nel 2016, Anpi e Giovanni Bloisi, ciclista di Varano Borghi sensibile a queste tematiche, si sono incontrati e hanno deciso di collaborare per tenere viva la memoria e l’attenzione degli italiani sulla salvaguardia dei monumenti-memoriali. «Giovanni ha deciso di supportarci, con le sue prestazioni sportive, offrendo maggior eco e visibilità alla nostra diffusione della Memoria, » racconta Elisabetta.

Il viaggio ciclistico, in solitaria, di Giovanni Bloisi è partito, il 19 marzo da Varano Borghi, è passato da Magenta ed è ripartito per toccare alcuni tra i campi di concentramento italiani, i campi-profughi ebrei del dopoguerra e i memoriali della Resistenza fino a Brindisi, compreso quello di Fossoli da cui prende il nome la mostra. Il suo straordinario percorso non si concluderà nel “tacco d’Italia”, ma proseguirà verso la Grecia e Gerusalemme, fino a Yad Vashem, il Museo Nazionale della Shoah. L’arrivo è previsto per Yom HaShoah, il Giorno della Memoria in Israele, il 24 aprile 2017.

Elisabetta Bozzi ha curato anche la preparazione di un dossier di viaggio che approfondisce, tappa per tappa, la storia dei luoghi visitati e che sarà presentato presto al pubblico insieme alla riapertura della mostra sul campo di Fossoli.

Paola Mazzullo

Quattro parole chiave per capirne di più

Aliyah: in ebraico “salita” è la parola usata per definire l’immigrazione ebraica nella terra di Israele. Il termine deriva da Aliyah laReghel che significa “pellegrinaggio” per via della salita che si doveva compiere per raggiungere Gerusalemme durante i tre pellegrinaggi prescritti per le festività.

Aliyah A: immigrazione consentita (A da Aleph prima lettera dell’alfabeto ebraico)

Aliyah B: immigrazione clandestina (B da Beth seconda lettera dell’alfabeto ebraico). L’immigrazione clandestina avvenne in due fasi: 1934-1942 e 1945-1948 dopo la Shoah Sciesopoli, colonia montana voluta dal Fascismo negli anni Tenta del secolo scorso, a Selvino sulle Prealpi prossime a Bergamo. Nel settembre del 1945 divenne un centro di prima accoglienza per i bambini ebrei rimasti orfani e sopravvissuti alla Shoah; si trasformò poi in un vero e proprio istituto di reinserimento sociale.

Pubblicato su Ordine e Libertà il 31 marzo 2017, pag. 32