La prima della Scala? E’ all’Agorà di Robecco sul Naviglio

Al Cineteatro Agorà, come alla Scala, il 7 dicembre 2015 alle 18.00 si potrà ascoltare la voce della bellissima soprano Anna Netrebko nella Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi.

Così si inaugurerà l’attesa stagione 2015/2016 del Teatro alla Scala e a Robecco Sul Naviglio sarà possibile seguire in diretta l’evoluzione della trama e farsi ammaliare dalla musica di questa opera, definita tra le “minori” di Verdi, ma che nella realizzazione scenica e musicale di quest’anno lascia il segno.

Il prezioso contributo di Attilio Viganò, che è l’ideatore e l’organizzatore del programma culturale CULT’AGORA’ del Cineteatro di Robecco, ha garantito anche quest’anno la trasmissione in diretta da Milano, che fino a pochi giorni fa sembrava incerta a causa di diritti RAI.

La fortuna ottocentesca della Giovanna d’Arco di Verdi è stata alterna; la censura era allarmata da una possibile interpretazione risorgimentale ma soprattutto dal tema religioso: Giovanna è una figura controversa, processata per eresia, che sarà proclamata santa solo nel 1920. A ciò si aggiunge la scabrosa ossessione del libretto per l’illibatezza della giovane, cui il padre chiede con insistenza “pura e vergine sei tu?”. Gli spettatori, a Robecco, saranno guidati dalle parole di Mario Mainino, commentatore musicale e conduttore di trasmissioni radiofoniche dell’abbiatense, che aiuterà a dipanare la matassa dell’intreccio tra realtà e visione.

Al suo primo Sant’Ambrogio alla Scala, Riccardo Chailly, Direttore Principale del Teatro che sarà Direttore Musicale dal gennaio 2017 al gennaio 2021, con questo spettacolo anticipa il disegno artistico di riproporre le opere che sono nate alla Scala e riallacciare così il legame con l’immensa tradizione del melodramma italiano allargando il numero dei titoli, alternando i più famosi con la riscoperta di capolavori meno eseguiti. Giovanna D’Arco fu allestita per la prima volta il 15 febbraio 1845 proprio alla Scala.

La regia della nuova produzione scaligera è di Moshe Leiser e Patrice Caurier (che hanno vinto nel 2014 l’International Opera Award), e prende vita dal libretto di Temistocle Solera, che si era liberamente ispirato al dramma di Friederich Schiller “Die Jungfrau von Orléans” (1801). L’opera punta con decisone sul dramma familiare e nonostante le imponenti scene di massa dei magnifici cori, in primo piano risalta il rapporto padre-figlia di Giacomo e Giovanna; il compito di commentare l’azione, come nella tragedia greca, è lasciato al coro. Il cast del 7 dicembre si compone di alcune delle voci più autorevoli del panorama lirico internazionale, tutte già ascoltate e applaudite a Milano: Anna Netrebko nella parte di Giovanna, Francesco Meli nella parte di Carlo VII, Carlos Álvarez nella parte di Giacomo e il coro, guidato dal celebre Maestro magentino Bruno Casoni, esalta la partitura Verdiana con drammaticità e suggestione.

Quest’opera che ha esordito al Teatro alla Scala nel 1845, la ritroviamo ora in una versione scenografica moderna e appagante: la camera di Giovanna, scarna e quasi monocroma, si squarcia per aprirsi sul mondo esterno reale e introspettivo della giovinetta, con immagini e giochi di luci e ingressi di cavalieri e popolo, angeli e demoni, a dir poco spettacolari. Una grande realizzazione per la squadra Leiser e Caurier, di cui fanno parte lo scenografo Christian Fenouillat, il costumista Agostino Cavalca e il light designer Christophe Forey. I registi, che lavorano insieme dal 1983, hanno sempre sottolineato il carattere unitario dell’opera teatrale, uno spettacolo in cui musica e teatro devono crescere insieme; si definiscono refrattari al teatro decorativo come alle provocazioni.

E se il regista Rai, durante la diretta dovesse inquadrare la buca dei musicisti de La Scala, frugate con gli occhi tra i primi violini dell’orchestra e avrete il piacere di riconoscere Enkeleida Sheshai di Robecco sul Naviglio e la giovanissima Lucia Zanoni di Magenta.

Paola Mazzullo

Qui sotto il qrcode per ascoltare l’incredibile voce di Anna Netrebko in alcune delle sue performance

L’articolo è stato pubblicato su La libertà del 4 Dicembre 2015, pag. 47